Occhio alle idee geniali: possono ucciderci - di Claudio Risé, da “La Verità”, 24 novembre 2024

Attenti alle idee geniali, possono ammazzarvi come niente fosse. A minacciare il benessere dell’uomo sulla terra sono soprattutto i suoi stessi pensieri, in particolare quando attribuisce loro un carattere di geniale bontà: è lì che cominciano i guai. Non è un caso che Gesù quando il “giovane ricco” lo chiama “Maestro buono” si irriti e replichi: “Perché mi chiami Maestro buono? Nessuno è buono sulla terra, tranne Dio”. Forse è anche per questo che, almeno per ora, non è neppure lui il “Signore di questo mondo”.
Per fortuna però, o per stanchezza mista a paura, ci si sta accorgendo un po’ dovunque che le diverse saggezze in corso, oltre a far perdere tempo rischiano di fare piuttosto male. La crescente diffidenza per le salvezze di pronta beva è dimostrata dal fatto che nell’attuale aria di “fine del mondo” ( o per lo meno di crisi mai vista prima delle ideologie materialiste degli ultimi secoli) si stiano sviluppando studi e ricerche sui disastrosi effetti delle ideologie stesse e su come uscirne.
Solo nell’ultima settimana, ad esempio, si sono segnalati in Italia in questo campo, due nuovi saggi di assoluto rilievo: La politica della cura. Prendere a cuore la vita. della filosofa Luigina Mortari (Cortina editore), e Nutrire la mente. Tra parole, cibo ed emozioni. di Giorgio Calabrese, medico, Salvo Noè psicologo, e Cinzia Myriam Calabrese, medico (San Paolo editore).
É tutta un’altra musica, se si pensa che i campi della psicoterapia e annessi in Occidente sono stati occupati negli ultimi centoquindici anni dal fantasioso ma sinistro fantasma del freudiano “complesso di Edipo”. Invenzione particolarmente attiva nella moltiplicazione dei disturbi affettivi con conseguente crisi delle famiglie nelle società occidentali che (malgrado le numerose e documentate contestazioni) gli hanno dato credito e spazio. Eppure il principale fondatore dell’antropologia culturale Bronislaw Malinowski avvisò subito dopo i primi scritti di Freud sull’Edipo: “non siamo d’accordo con Freud in quanto non possiamo ammettere l’incesto come comportamento innato dell’infanzia. In una civiltà in cui i costumi, la morale e la legge ammettessero l’incesto la famiglia non potrebbe sussistere”. E con essa la civiltà umana. L’immaginifico Freud con i suoi ricchi pazienti viennesi sul piano della fama ha però vinto sul pedante Broni Malinovsky e le sue umanissime torme di aborigeni che consideravano il figlio un dono di Dio alla famiglia, nucleo insostituibile della società. Così, anche se tra la gente Edipo rimase sempre un fantasma, al massimo un personaggio teatrale, e anche se il filosofo Gilles Deleuze e lo psicoanalista Felix Guattari lo avevano già sotterrato al capodanno del ’74 con il loro acutissimo Una tomba per Edipo (Bertani editore), le istituzioni culturali devote a Freud per opportunismi sistemici, continuarono a fingere che fosse ancora in circolazione.
Lo stesso è accaduto nella maggior parte delle “scienze umane”; dedicate all’uomo, ma ideologicamente, scientificamente, tecnicamente e a volte anche militarmente occupate dai miti ideologici delle varie fasi della modernità occidentale. L’Edipo è stato il primo, ma il “processo di civilizzazione”di Norbert Elias con i suoi figli già “politicamente corretti” ed ora anche “woke” è tuttora più che mai presente e invadente, ad ingombrare e intossicare con categorie mentali e anaffettive, ma soprattutto finte, la vita dei comuni umani. Per ora l’ultima comparsa del genere, molto inquietante e costosa, è la supponente AI, intelligenza artificiale, tossica già dal nome.
Ciò che però sta per fortuna accadendo è che studiosi dotati di un bagaglio formativo notevole, prendano posizioni abbastanza contro corrente e soprattutto autentiche rispetto alla cultura dominante, ostinatamente filo Edipo seppur morto. É l’autenticità della filosofa Luigina Mortari quando scrive nel suo nuovo libro che la vera cura: “consiste nel dare alla vita una forma che mantenga tutto il legame con la materia senza dimenticare la tensione ad abitare mondi spirituali”, e propone un “materialismo spirituale”.
Anche i medici e psicologi di Nutrire la mente fanno un’operazione simile. Un atto politicamente scorrettissimo perché infrange le divisioni ormai sacralizzate tra carne e spirito, corpo e anima, cervello e massa muscolare, esaminandoli finalmente dal punto di vista pratico degli alimenti, delle terapie, delle sostanze; ed anche delle autentiche realtà e pratiche psicologiche, assai diverse dalle ideologie.
Posso confermare che il primo problema del paziente viene innanzitutto dal trattare male il corpo e l’anima personale per seguire un sacco di pseudo obiettivi, fabbricati e ormai distribuiti da macchine, istituzioni, media, mode.
Salviamo l’uomo, con il suo corpo e anima, personali. Di miti collettivi ce n’è anche troppi.