McCarthy, esploratore dell'ombra, illuminata solo dal fuoco del padre - di Claudio Risé - La verità, 15 giugno 2023
I grandi attori contemporanei si stanno allontanando dalla scena della vita. A poche ore da Silvio Berlusconi, se ne è andato anche il grande scrittore americano Cormac McCarthy, che per certi versi potrebbe apparire come il contrario del Cavaliere. Uno, Berlusconi, ottimista ad ogni costo, circondato da scenari sfarzosi, luci, imprese positive. L'altro, McCarthy, più innamorato o comunque cantore dell'ombra, dell'oscurità, della ferocia che non è mai mancata nelle sue opere ambientate nel West (pensiamo alla memorabile Trilogia della Frontiera). Uno fondatore del "partito dell'amore" (come ha sempre chiamato i movimenti che fondava lui), l'altro seriamente convinto che "non c'è vita senza spargimento di sangue".
Qualcosa però accomuna questi due grandi personaggi, apparentemente legati soltanto dalla sincronicità delle loro ore finali. Entrambi hanno avuto i padri: il funzionario della Banca privata Rasini di Milano per Silvio e l'avvocato americano di successo per Cormac. Due padri importanti non si capisce bene se per le rispettive virtù o mancanze; ma che comunque ci furono, e segnarono la vita dei figli, in una generazione che invece cominciava ad essere funestata dalla mutazione o addirittura dallo svanimento dei padri.
Certo, dal rapporto con i padri scaturirono due figure radicalmente diverse. Due opposti soprattutto sul piano della personalità: l'uno - di nuovo Berlusconi - estroverso, scenografo dell'apparenza; l'altro -McCarthy - accanitamente introverso, esploratore delle oscurità, avvolto nel silenzio e distante migliaia di chilometri dallo scintillante palcoscenico mediatico. Silvio amava stare sotto la luce dei riflettori, si compiaceva delle inquadrature delle telecamere. Cormac si era ritirato quasi fuori dal mondo civilizzato, a leggere saggi scientifici, rilasciando pochissime interviste ed evitando quanto più possibile le apparizioni pubbliche.
In questo suo autoimposto isolamento - che potrebbe sembrare decisamente invitante rispetto al festoso universo berlusconiano - McCarthy aveva però il gioco più facile: a inabissarsi nel profondo della psiche e dell'inconscio si trovano più porcherie, ma anche più autentici tesori di quelli che si possono scovare quando ci si limita ad aggirarsi tra le quinte di cartone di una società fatta di morali decomposte e fradici belletti.
Osserviamo in questi giorni con commozione l'addio al mondo di due uomini appartenuti sostanzialmente alla stessa generazione, cresciuti in nazioni diverse ma forse non così distanti. Due uomini appartenuti a un tempo in cui ancora il padre contava, e molto. Due figure che hanno scelto strade e vite differenti. E forse, se c'è una lezione da apprendere o una riflessione da compiere riguarda proprio la differenza fra questi due modelli di vita, e il rapporto con il padre - terreno e celeste - che esse sono in grado di costruire. L'Occidente ha con tutta evidenza scelto la via dei riflettori, della festa danzante, di cui Berlusconi ha interpretato per un periodo il lato più luminoso. McCarthy ha mostrato il sentiero secondario, più accidentato e brutale. Ma ha anche svelato una grande verità: nell'angoscia e nella paura purificante sei più vicino a Dio, che ti vede dall'alto, se solo riesci ad accendere un po' di fuoco.
Questa immagine del fuoco è una delle più potenti fra quelle evocate da McCarthy nei suoi romanzi. In particolare in quel capolavoro che è La Strada, in cui - non per nulla - tutta la storia ruota attorno a un padre e a un figlio che si aggirano per un mondo post apocalittico, una landa desolata. Il figlio, spossato dalla visione di tanto orrore, pensa a un tratto di mollare, di lasciarsi andare. Ma il padre lo esorta a proseguire. Perché? "Siamo noi i portatori del fuoco", dice il padre. Ed è proprio la coppia rigeneratrice padre-figlio, nella terra desolata e malata raccontata da McCarthy (che già era stata mirabilmente cantata dal poeta Thomas.S. Eliot molti anni prima), ad impugnare oggi una fiaccola accesa, in tutto il corroso e ricco (ma anche in penosa rovina) mondo occidentale. Il fuoco nel buio illumina e scalda più delle luci dei riflettori.