É il buon senso l'antidoto all'idiozia dell'intelligenza artificiale
La tecnica come sostituto della spontaneità, assieme all'Intelligenza "Artificiale", strumento preferito dall'attuale civiltà delle macchine, possono combinare guai molto seri. Come ha dimostrato anche l'esperienza appena fatta con l'ultimo governo in carica prima dell'attuale, il più ricco di tecnocrati con zainetto e gadget d'ordinanza, riuscito in cinquecentosedici giorni a battere ogni record di produzione di debito pubblico nella storia delle Repubblica Italiana. Varrebbe forse la pena di rivedere i luoghi comuni oggi quasi obbligatori in ogni discorso, intervento o articolo sulla grandiosità dell'Intelligenza Artificiale e simili, e l'urgenza di promuovere ovunque questi doni del nostro tempo.
Il fatto è che l'uomo delle società ad alto sviluppo tecnologico, già depresso dalla tutt'altro che allegra cultura dominante, ha ormai una così scarsa considerazione di sé da essersi quasi convinto della tesi che: "le macchine faranno ben presto ogni cosa meglio degli umani". Per fortuna capita però anche che bambini giustamente perplessi scrivano in giro per il mondo nei loro temi a scuola cose tipo: "se le macchine tra poco faranno tutto, gli uomini cosa faranno ?" É proprio qui, in questa perplessità di infanti ignoranti della bellezza dell'"artificiale", anche perché non ancora completamente staccati dal "naturale", che sta la salvezza dalla sciagurata deificazione della tecnica con connesso progetto di sostituzione dell'intelligenza umana, con quella "artificiale", prodotta dagli algoritmi dei computer.
Questi bambini cautamente perplessi, d'altra parte non sono più i soli a porsi domande politicamente molto scorrette sul destino dell'uomo e i vantaggi dell'artificialità, rispetto alla natura ancora attraente per molti di loro. Il fatto è che contemporaneamente alla sacralizzazione dei computer e dei suoi innumerevoli vantaggi, si sta anche diffondendo la conoscenza dei suoi limiti e dei guai prodotti dalla pretesa dell'industria di fargli fare di tutto, grazie agli algoritmi. Tutto è descritto con abbondanza e precisione, ad esempio, nel libro Perché l'intelligenza umana batte ancora gli algoritmi, dell'accademico e psicologo Gerd Gigerenzer, del Max Planck Institute di Berlino ( appena uscito da Raffello Cortina editore).
In realtà (come sospettano anche molti vecchi bambini tra cui il sottoscritto), gli argomenti numerici sono spesso degli imbrogli. Racconta ad esempio Gigerenzer come una delle maggiori agenzie matrimoniali che fa ampio uso dei computer per accoppiare i clienti, utilizzi molto su web e manifesti lo slogan: "ogni 11 minuti un single si innamora". Bello no? 11 minuti sono pochi, il numero dà un'idea di precisione, la prospettiva è attraente.
In realtà, se riferita ai milioni di clienti della gigantesca agenzia (come fa Gigerenzer ) un innamorato ogni 11 minuti è pochissimo e l''iscritto dovrebbe aspettare il suo partner fino alla vecchiaia, quando forse non gli interesserebbe più. Inoltre l'iscritto single che he premuto il bottone " innamorato" potrebbe averlo fatto per smetterla di pagare la quota all'azienda. Da junghiano arcaico, poi, noto umilmente che 11 (come tutti i numeri) è un archetipo, composto da 1+1 (uguale 2), e quindi sprigiona la forza del 2: la coppia: suggestivo no? Che l'Intelligenza artificiale sia una gran furbata ?
Che poi gli algoritmi dei computer delle agenzie matrimoniali garantiscano coppie felici, secondo Gigerenzer, è tutto da discutere. Anche perché, come tutta la cultura che privilegia lo sviluppo tecnico-scientifico, basato sul numero, anche l'Intelligenza Artificiale nel costruire coppie ( o fare qualunque altra cosa) è più interessata alle somiglianze, che producono meno variabili) che alle differenze, che innervosiscono gli algoritmi. "Chi si somiglia si piglia", cita Gigerenzer, che invece non ci crede troppo. Importante quanto la somiglianza, e forse più è piuttosto, nella nascita della coppia, la complementarità, sessuale e personale. "A differenza degli scacchi - nota Gigerenzer- trovare il vero amore è un gioco costellato di incertezze, ed è qui che per gli algoritmi incominciano i guai".
Così come imprendibile per l'IA sembra essere il traffico: l'automobile autonoma, senza guida umana va a sbattere, come accade da decenni negli esperimenti in corso, con corredo di vittime. Scambia un nero per un gorilla, un bambino per un sacchetto di plastica; per farla circolare occorrerebbe togliere dalle strade gli umani ( e così accadrà, secondo Gigerenzer).
Il dramma dell'intelligenza artificiale, come di tutta la cultura scientifica da Galileo in poi, è insomma l'accantonamento dell'intuizione, adeguandoci alla superficialità dello sguardo dei computer. Abbagliati dai "dati" rischiamo di ridurre un paesaggio a dei numeri, come già allora protestava Leonardo da Vinci.
C'è un rimedio però, e Gigerenzer ci crede profondamente: la ricerca euristica di autentici risultati, concreti, rivalutando l'intuizione oltre al pensiero razionale, e usando quello straordinario e duttile strumento che nessun calcolatore potrebbe uguagliare, e che è il buonsenso: la vera sfida all'Intelligenza Artificiale.