Sull’Ucraina l’Occidente ha scambiato i propri desideri con la dura realtà - di Claudio Risé - La Verità 9 maggio 2024
Come finirà lo sa Dio (come tutto il resto). I pronostici hanno finora fatto molta confusione, mescolando speranze e interessi personali con la realtà, quasi sempre più severa. Fu anche per questo che i capi europei, a cominciare dalla baronessa Ursula, (come raccontato da Massimo De Manzoni su questo giornale) si sono dedicati a lungo a rassicurare l’Europa e il mondo sulle disgrazie che stavano per rovesciarsi sulla Russia e i suoi capi, e sulla vittoria Ucraina imminente. Ma le parole non bastano a coprire la realtà.
Sarebbe stato sufficiente seguire fin dall’inizio i valori della borsa, del rublo e delle merci per accorgersi che la Russia stava tutt’altro che naufragando. Le chiacchere, il fiume di aiuti americani, le sceneggiate dei leader europei che in cerca di ringiovanimento e visibilità a tratti lanciano il loro “al fronte al fronte”, a quanto sembra non bastano a coprire l’unica realtà dei fatti: Zelensky, l’eroe prefabbricato di questa sanguinaria e balorda realtà ha perso per ora gran parte del suo esercito e della sua popolazione maschile. E il suo paese è distrutto. Ma questo, a guardar bene le cose, era prevedibile da subito.
Perché era, fin dall’inizio una guerra figlia della vecchia “guerra fredda” tra blocco atlantico, a guida USA, e blocco sovietico, guidato dall’URSS. Ma l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non c’è più dal 1991. Al suo posto c’è la Russia, che è ancora il Paese più grande del mondo, ma anche una Repubblica Federale di Repubbliche autonome, con un’economia privatistica con forte presenza dello Stato, le cui maggiori cariche sono elettive, finora confermate, nei fatti, con maggioranze crescenti.
Bisogna che il mondo “atlantico” ci vada piano prima di decidere che le Repubbliche non più “sovietiche” ma ormai autonome da più di 30 anni vanno con la Russia solo se “occupate”. L’aveva creduto anche Obama quando mise le sanzioni alla Russia perché si era appropriata della Crimea che l’aveva scelta con un’elezione. Adesso (come ricorda ora Paolo Panerai sul quotidiano finanziario Milano finanza) anche Obama ha riconosciuto in un’intervista alla CNN di non aver tenuto conto che la popolazione della Crimea è per circa l’85% russa, e che quindi si trattava di una ricongiunzione e non una sottrazione di territorio all’Ucraina.
Il fatto è però che oggi anche i territori occupati dalla Russia con la sua “operazione speciale” sono abitati in gran parte da popolazione di etnia russa, il che spiega le ampie maggioranze della Russia nei referendum sulla questione dell’annessione al proprio paese dal quale furono staccati dopo la caduta dell’URSS.
Anche i più recenti studi geopolitici (Emmanuelle Armandon, Géopolitique de l’Ukraine, Presses Universitaires de France, 2016), notano come l’Ucraina attuale sia il tentativo costruito a tavolino dopo la caduta dell’URSS, di rimettere insieme le diverse etnie presenti nei pochi anni in cui l’Ucraina è effettivamente vissuta, senza verificare le attuali aspirazioni dei vari popoli, anzi ostacolandoli in ogni modo.
Mentre infatti la ristretta parte occidentale dell’Ucraina, è vicina ai paesi europei anche dal punto di vista storico etnico, culturale e religioso, in tutti questi ambiti quella orientale guarda alla Russia, cui sostanzialmente è sempre appartenuta. ( Situazione, questa, che non sembra molto valutata nei commenti italiani sulla vicenda).
Da qualsiasi punto di vista la si guardi, purtroppo questa guerra “ in soccorso dell’Ucraina” oltre ad averla (come si poteva prevedere) ridotta in macerie, è completamente fuori dalla realtà del mondo di oggi e dai suoi difficili tentativi di crescere, senza farsi polverizzare dall’arma atomica, che nel frattempo si è dissennatamente diffusa.
Nell’ultimo grande libro di relazioni internazionali: Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Samuel Huntington spiegava con drammatica chiarezza: “L’Ucraina è un paese spaccato tra due diverse culture. La linea di faglia di rottura tra le due diverse culture dell’Ovest e del mondo Ortodosso” attraversa il cuore del Paese. “Se prevale la civiltà” ( che per lui era il rispetto delle diverse culture e tradizioni) “siamo salvi. “Altrimenti ( e lo riteneva l’ipotesi più probabile) “i territori russi si staccheranno dall’Ucraina”, come ha già fatto la Crimea.
I più romantici però, come lo scrittore e premio Nobel, Aleksandr Solzenicyn, non sono d’accordo: per loro separare Russi e Ucraini sarebbe un’aberrazione. Mah. Speriamo prevalga il buon senso, e soprattutto l’istinto di conservazione.