L’Appello: Resurrezione! - di Claudio Risé - da "La verità", 16 aprile 2025
Non si può continuare a fare finta di niente, e tacere. I padroni del mondo cadono - uno dopo l’altro- vittime di penose confusioni e imbarazzi, alternati ad altrettanto tristi deliri. In compenso, significativi testimoni storici, benché impolverati dal tempo, si rivelano portatori di valori, forze e intuizioni, finora considerate scomparse. Mentre magari importanti rappresentanti della scena culturale aggiornata si rivelano portatori di debolezze pressoché infantili.
Scenari indiscussi si squagliano al sole ed altri, negati pressoché unanimemente, si rivelano invece realtà decisive. Si impone così, evidente e improrogabile, la parola-simbolo rigenerante di questo tempo: Resurrezione!
“Non c’è giustificazione al di fuori della Resurrezione”: invita un testimone autorevole quanto dotato di personale carisma e credibilità, come l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (Resurrezione. Interpretare l’evangelo pasquale Quiqajon. Comunità di Bose ed.). Decidiamoci al più presto a risorgere, accogliendo la grande, centrale, risorsa proposta del cristianesimo, o rimarremo prigionieri delle recitazioni e delle menzogne delle finte Intelligenze Artificiali, che sono in realtà delle perfette stupidità.
Quando malattia, follia, consunzione e morte sono diventate padrone del campo, è indispensabile abbandonarlo e risorgere: “ Se la vita non è Resurrezione, diventa uno scivolare triste verso la morte” diceva e scriveva don Luigi Giussani, nei suoi impegnativi auguri pasquali. Considerare la Resurrezione una grana da lasciare al Redentore, mentre i fedeli mangiano le Colombe e altri dolci, procurati da rinomate e avide influencer, è solo un giocare al ribasso furbastro e di cattivo gusto.
Il cristianesimo è altro: più alto. La filosofa Simone Weil, che proveniva dal mondo ebraico, ne riconobbe la grandezza anche in: La persona e il sacro. (Adelphi) scrivendo: “Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra”.
Come sa benissimo chi lavora con il malessere e la sofferenza, in realtà l’uomo ha enormi riserve di coraggio, che istintivamente percepisce legate alla dimensione spirituale trascendente, molto più forte e attraente della pesantezza immanente. La pratica spirituale è poi tutt’altro che astratta e fumosa, ma concreta e gioiosamente potente. Il fatto è che, come intuì con precisione il matematico Gaston Bachelard ( nel suo Psicoanalisi del fuoco), che era anche un grande conoscitore del mondo naturale: “L’uomo è una creazione del desiderio, non una creazione del bisogno”. Sarà poi il mondo astratto e avido, rissoso e megalomane, degli illumismi post rivoluzionari a smarrire la luce del desiderio e dell’amore gioioso e aprire la strada ai secoli degli orrendi stermini, accecati dai peggiori sentimenti e follie.
Ma questa strada non è più ormai neppure percorribile se non a prezzo di disastri ben peggiori della morte, come racconta ogni giorno la vita disperata di molte persone, catturate dai presunti valori e godimenti delle culture più in voga, dalle droghe allo stravolgimento della natura e dell’amore. Lo stesso Jung, forse più vicino alla gnosi che a Gesù, riconobbe però che il Nazareno aveva conquistato il mondo aprendo il cuore dell’uomo all’amore. Si trattava, però, di altri tempi.
Allora (Jung muore nel 1960) non era ancora apparsa il tutta la sua pienezza nella società post moderna la potenza di Ahriman, l’antico demone, avversario nella religione iranica di Ahura Mazda, il dio unico, della luce. Ahriman re delle macchine e del pensiero tecnico, fu poi ripreso positivamente in età moderna dagli Illuministi per la sua perenne ostilità all’unico Dio, creatore del mondo naturale, della luce e dell’uomo. Così Voltaire lo cita, nel Dizionario filosofico alla voce: Bene (“tutto è bene”), e Giacomo Leopardi nell’inno Ad Arimane lo chiama: “Re delle cose, autor del mondo, arcana malvagità, sommo potere e somma intelligenza, eterno dator dei mali e reggitor del moto”.
La sua antica e perdurante contesa con Dio è mossa dalla sua ostilità e disprezzo per il sentimento d‘amore e la sua devozione al potere e all’intelligenza astratta come valore assoluto. Un precursore, appunto degli Illuminismi e delle loro derive novecentesche e postmoderne, perfezionate dagli ultimi disperanti tocchi dati nel terzo millennio. Intelligenza Artificiale e LGBT sono - al momento - una delle sue sventolanti bandiere.
Ecco, cari amici lettori, perché organizzarci, al più presto, un’impegnata e vittoriosa: Resurrezione!