La realtà "impresentabile" e il perbenismo ipocrita - di Claudio Risé, da “La Verità”

C’è una parola (già molto inflazionata di questi tempi) che ha letteralmente allagato i giornali dabbene nei quindici giorni del tormentone post vittoria (poi ridimensionata ) di Marine Le Pen nel suo pluriennale duello con l’ex banchiere Emmanuel Macron, ancora per poco Presidente della Repubblica francese. La parola è: “Impresentabile”.
Dopo la prima vittoria della Le Pen tutto, sui giornali perbene divenne improvvisamente e totalmente impresentabile, impensabile, inaccettabile, impossibile. In confronto tutto il resto diventava rassicuranti zuccherini, roba da far apparire l’affermazione europea di Giorgia Meloni un disegno organizzato da Mattarella con benedizione del Santo Padre reduce dalle recenti birichinate nel parlare degli scenari lgbt.
Non è niente di nuovo: in psicologia è la “negazione”, una reazione di diniego ( di solito con qualche tratto isterico nel comportamento ) con la quale comunque ci si avvicina a prendere atto di quello che fino allora si era rimosso. Sigmund Freud la chiama ( in un saggio del 1925): La Negazione. Dire: “No. Tutto ciò è impresentabile” è infatti solo l’ultimo tentativo di prendere atto della realtà delle pessime condizioni di gran parte delle democrazie europee e dell’urgenza di sviluppare un atteggiamento più realista, franco e coraggioso.
Nella situazione della Francia di oggi è così emerso nella realtà, e con qualche ritardo, il fatto che ormai la destra della Le Pen era comunque in una posizione maggioritaria (anche se non assoluta) e che quindi non si sarebbe potuto tenerla ancora per chissà quanto fuori dalla guida del Paese. Infatti anche nel nuovo ballottaggio Marine ha comunque guadagnato più deputati di quanti ne abbia persi Macron.
Resta comunque da riflettere sulle diverse tonalità della riflessione sull’estrema destra in Italia e in Francia. In Italia Giorgia Meloni fu nominata già nel 2008 ministro per la gioventù nel quarto governo Berlusconi; molti a sinistra non gradirono ma non fu uno scandalo e da allora lei seppe perfettamente presentarsi da sola. Per Marine Le Pen la questione è più complessa perché il nazismo ha occupato in Francia uno spazio molto più importante di quello che ottenne in Italia, solo alla vigilia della fine del periodo fascista e circondato da subito dall’ostilità generale, compreso quella di molti fascisti. Jean Marie Le Pen il padre di Marine, fu antisemita anche alla fine dei suoi anni.
E qui la difficoltà della “presentazione” dell’antisemitismo è - e probabilmente rimarrà - molto più difficile e impenetrabile, sia perché l’Antico Testamento è un libro sacro dei cristiani, ma anche perché l’ombra di morte dell’antisemitismo è così è grande da non consentire la vista - e la vita- al suo interno.