I commenti dei lettori e delle lettrici
Semplicemente sconvolgente! Appassionato dal mito e dalle sue trasposizioni teatrali (Molière), liriche (Mozart) o cinematografiche (Losey) ero da tempo intrigato da questo personaggio oscuro di difficile interpretazione. La lettura del libro di Claudio Risé è stato un vero colpo di fulmine – intellettualmente illuminante! Mi ha sedotto la profonda – ma allo stesso tempo straordinariamente semplice - verità dell’analisi (paradossalmente la stessa semplice verità del “due più due fanno quattro” cara a Don Giovanni !). Mi hanno entusiasmato i riferimenti alle opere letterarie. Mi hanno colpito le trasposizioni dell’analisi del personaggio ai casi proposti dall’attualità e dalle lettere di lettori. Questo libro ha anche una funzione psicoterapeutica (forse non è un caso !): dopo la sua lettura non sarò più lo stesso! Marc Chatenier Ho letto il "Don Giovanni" di Risé. L'ho sentito un libro che "converte", che cambia l'origine e l'orizzonte dello sguardo. Parla a tutti, uomini e donne, e questa è una caratteristica rara per un saggio. Ma forse il suo genere non è quello del saggio. C'è l'autore dentro, l'ho immaginato su ogni titolo, ad ogni voltar di pagina, in ogni emozione che ho provato nei passaggi del libro che dicevano della mia storia trascorsa e di qualche sussulto attuale. E' un dono, grande e bello, di quest'uomo che mi cammina davanti senza avermi mai dato la sensazione di avermi superato. Paolo Mombelli, 19 maggio 2006 dal blog http://nefretere.splinder.com/ di Gattamagika Elena Finti Gatti Bianchi, poetessa mentitrice spudorata... Ho riportato alcune frasi integralmente, riassunto e postillato...è un buon libro, vi consiglio di leggerlo... per certi versi è illuminante! Pur essendo uno psicanalista, Risé non è partito dall’archetipo del DG, così come tutti l’abbiamo in mente, ma ha preso spunto e sviluppato lo studio dei personaggi letterari che, usando il nome Don Giovanni, ne hanno costruito il mito e la leggenda. Ogni tanto qualcuno osa dire che DG è morto definitivamente, ai giorni nostri, ma sbaglia. I miti non muoiono mai, anzi, oggigiorno ci sono anche le Donne Giovanne, altrettanto attive nel tentativo di rovesciare i valori correnti e produrre caos. Le azioni di DG non sono azioni solari, ma violenze che maturano nell’oscurità di una volontà di potenza profondamente mischiata all’emarginazione, al “non sentirsi parte di”, alla lontananza da un mondo di valori, norme e comportamenti cui ci si sente profondamente estranei. Le donne che cadono nella trappola di DG non sono mai banali. Vivono una contraddizione profonda: da una parte c’è la loro lealtà al mondo della legge e dei valori condivisi (l’amore, la fedeltà, la sincerità, e la loro intimità femminile), dall’altra queste dame hanno una curiosità e disponibilità che va, invece, in direzione opposta al mondo della coscienza e della norma, un lato oscuro. Gli stessi valori e comportamenti condivisi – amore, fedeltà, sincerità – sono quelli che fondano il mondo maschile e la sua legge. Non si tratta di condizioni di partenza ma di complicati processi evolutivi a cui si arriva, spesso comunque provvisoriamente e sempre col rischio di fare un passo indietro. Questo processo chiede ad ogni maschio innanzitutto la separazione dalla madre come fonte di appagamento, indispensabile per affrancarsi da una sostanziale dipendenza dal mondo del bisogno, naturale o indotto. Tutte le dipendenze, dalla droga all’alcoolismo alla maggior parte dei disturbi narcisistici, affondano le radici nella mancata separazione dal materno, indispensabile all’uomo per entrare in relazione con la sfera della forza e dell’istinto maschile e conoscerlo a fondo, per poterne poi rifiutare l’aspetto di potere prevaricante e coltivarne invece la capacità d’amore, fondata essenzialmente sul dono di sé. Sia per l’uomo che per la donna non è facile aderire ai valori della legge maschile, e mentre per gli uomini restano comunque un loro retaggio a cui da millenni lavorano, per le donne si tratta di legge parzialmente condivisa e comunque per certi versi imposta. Ciò significa che aderirvi è ancora più difficile. Alle volte esse lasciano libera una braccia nel loro mondo intimo personale, e da questa si introduce DG, il sovvertitore della legge maschile per antonomasia. Queste donne hanno molta voglia, come DG, di buttare all’aria tutto, di ribellarsi e trasgredire. Proprio per la loro sostanziale imprendibilità queste donne sono molto ambite da chi vorrebbe sposarsele, ma ai bravi esse si concedono molto più difficoltosamente. Paradossalmente queste donne recepiscono i bravi come antagonisti, perché sentono che hanno un’intimità forte. Allora tendono verso il DG, il quale non possiede una vera intimità, non essendo capace di riflessione, e ne ha solo una di parata, spettacolare, funzionale alla conquista. Le donne di DG sono colpite da qualcosa di molto profondo in lui, che scambiano per intimità. Si tratta di una profondità autentica: l’abisso della follia. Così questa donna si ostina a pretendere di conoscere l’identità di DG, vuole sapere chi c’è sotto il mantello, nell’oscurità. Ma come tutte le vere psicopatologie, l’essenza vera sfuggirà sempre. Ogni donna, almeno per un attimo ha desiderato la morte del padre, per liberarsi dal peso del giogo della legge degli uomini. Nell’interpretazione romantica DG interviene per liberare la donna, ma non la libera affatto, l’aggioga semplicemente alla sua legge e se ne serve, per poi subito abbandonarla. La donna che vuole DG non è facilmente omologabile, non si doma, è speciale. In una donna così, che chiede molto a se stessa, e dunque anche agli altri, il conflitto tra legge del padre e DG, il ribelle assoluto, è altissimo. Da una parte c’è un’elevatissima richiesta di perfezione, di purezza, di armonia. Dall’altra il sospetto che niente ne sia all’altezza, il dubbio che la perfezione sia, in realtà, ipocrisia, l’amore sia un convenzionalismo, il rapporto troppo superficiale. E’ in questo conflitto che cresce la tentazione di abbracciare il ribelle dentro di sé, di abbandonarsi a quell’aspetto ancora oscuro, forse nuovo, forte comunque, portatore di cambiamento. Quando si ingaggia questa battaglia mortale tra i valori e il sovvertimento degli stessi, per la donna che è finita nelle manovre del DG, alla fine, se essa non muore o non impazzisce, è l’animus DG a soccombere. Dopo l’uccisione dell’animus violento e ribelle, cioè dopo che DG è stato mandato all’inferno, la donna ritrova se stessa nell’archetipo della Vergine, e metabolizzata tutta l’esperienza, prende tempo per stare sola. Anche se la donna si rende conto di non essere riuscita mai a penetrare oltre la scorza difensiva del DG non si lascerà rinchiudere nella gabbia di un rancore monocorde, quindi a lungo, forse per sempre, continuerà a mantenere nostalgia di un lampo d’affetto che ha creduto di intravedere nel suo vissuto con l’uomo. Una donna di questo tipo ha una grande forza spirituale. E’ questo legame con la dimensione di amore superiore, transpersonale, che spiega sia l’intensità del suo sentimento, sia il carattere ben poco egoico del suo rapporto con DG, nel quale appare chiaro che l’amante le sta molto più a cuore che se stessa. La sua peculiarità è quella di essere una donna spiritualmente dotata che saprà mettere a frutto il devastante incontro con DG e trasformarlo in un momento di crescita psicologica e spirituale. E’ possibile che DG in qualche modo tenti di convincere questa donna a restargli vicina, pur sempre alle sue condizioni, ma essa, dopo avergli presentato il suo messaggio d’amore disinteressato, alla fine gli si rifiuterà. Nello scenario psicologico di DG le donne hanno rilievo soprattutto in quanto segnano le tappe della sua disperata competizione col mondo degli uomini. Sono donne di altre figure maschili (il padre, Dio, il marito) alla cui influenza DG cerca di sottrarle. Alle volte usa a questo scopo la sua elevata posizione sociale, il suo status privilegiato, facendo loro intravedere che in qualche modo esse ne potranno beneficiare se gli si concederanno. Sono questi i casi in cui entrambi i contendenti, DG e la ragazza di turno, si dimostrano appassionati di calcoli matematici: lui non cessando mai di conteggiare le sue conquiste e lei tentando di assicurarsi dei benefici. La donna si salverà quando,dopo essersi resa conto dell’errore, ha umiltà e realismo di tornare al sentimento, al cuore, sapendo che esso sempre vince. DG si finge rapito dalla bellezza femminile, a cui dice di non potere resistere, in realtà la sua serialità prescinde completamente dall’aspetto fisico della preda, essa è tale in quanto donna ed in quanto appartenente ad altro uomo. DG non ha cuore da dare, in compenso il suo realismo materialistico gli consente di desiderare la prima che gli capita a tiro. In ogni caso non pensa mai di continuare il rapporto per più tempo necessario della mera soddisfazione sessuale. Le teorie psicanalitiche precedenti dipingono DG come un omosessuale che si nega, un figlio che cerca la madre. Attualmente ci si orienta più volentieri a definirlo come personalità autistica, sostanzialmente incapace della relazione, alla quale sostituisce una continua ripetizione dell’atto sessuale. Anche questo è un altro aspetto della patologia dei DG. Che appare quindi assai più grave, e pericolosa, di quella di un giovane Edipo che cerca la madre. Il narcisismo autistico, incapace di relazione con gli altri, e fortemente aggressivo, dei DG è dunque accompagnato da tratti di mania sessuale, con aspetti ossessivo-compulsivi: la coazione a trovare in continuazione donne da sedurre-possedere. In essi però l’apparente erotomania è al servizio di un progetto paranoico di asservimento e riduzione della donna ad oggetto di potere, visto che non sono capaci di farne un vero oggetto d’amore. Il vero scenario di DG è dunque quello del narcisismo distruttivo, senza argini per le attività sadiche. E’ appunto questa aggressività narcisistica, questa sostanziale chiusura in se stesso che impedisce a DG di provare il minimo senso di colpa per quel che fa. DG si accompagna sempre ad un personaggio maschile, un doppio umano, una parte più sana e sensibile, anche se priva del coraggio per opporvisigli o troppo affezionata per farlo. Questo soggetto mantiene un rapporto col principio di realtà, con la pietà verso il debole, verso le donne ingannate, con la consapevolezza della non onnipotenza dell’essere umano. Senza questo contraltare che rimane in contatto con i valori umani condivisi, il suo grandioso amico-padrone non sarebbe in grado di portare a termine alcuna impresa, proprio perché chiuso nella gabbia di un narcisismo pressoché impenetrabile. Venendo a mancare l'indispensabile supporto, per continuare a delinquere, dovrebbe tosto cercarsene un altro. L’analista Klein, in realtà sedotta a sua volta da DG, ha preferito prescindere totalmente dal personaggio letterario e si è dedicata alla disquisizione sull’archetipo. Questo le ha consentito di sostenere che DG nel profondo di sé è perseguitato dalla paura di vedere morire le persone amate, e che questa paura potrebbe affiorare ed esprimersi in sentimenti depressivi ed in grandi sofferenze mentali se DG non si fosse costituito una difesa particolare contro questi sentimenti e queste sofferenze: la sua infedeltà. Nei testi classici questo terrore della morte non si evince assolutamente, anzi, il delirio di onnipotenza par quasi escluderla dalle eventualità considerate dal DG. (anche nel moderno DG pare che anche l’incubo AIDS non faccia presa). Il DG non pare affatto depresso, piuttosto un maniaco, che è l’opposto del depresso: la sua coazione al coito rimanda l’immagine grandiosa che ha di sé, così come la sua indifferenza alla morte, che a volte porta e a volte sfida. Klein, sempre intenerita nei confronti di questo soggetto, nota che l’infedeltà serve a DG per provarsi che l’oggetto unico tanto amato (all’origine sua madre di cui egli temeva la morte perché sentiva che il suo amore per lei era possessivo e distruttivo) dopotutto non gli è indispensabile, dato che può sempre trovare un’altra donna per la quale provare sentimenti appassionati, ma superficiali. In realtà, passa da una donna all’altra perché l’altra finisce presto col rappresentare sua madre. Il problema della teoria della Klein, almeno per quanto riguarda il personaggio romanzato, è che della madre non si fa mai assolutamente menzione, e nell’epoca, specialmente nelle famiglie nobili, il suo ruolo affettivo – nutritivo era totalmente sostituito dalla balia e da uno stuolo di tate- servitrici. Comunque di sicuro si sa che lo scopo di DG non era dare alle donne piacere e amore, del piacere delle stesse non si curava, essendo soltanto strumentale al suo, e dell’amore men che meno, essendone incapace. Quella di DG è una sessualità molto moderna, seriale, impersonale, da dark room di club scambisti. Emozionante e intellettualmente complessa, ma non sessualmente appagante per l’eros delle donne. A meno che esse non siano preda, come spesso accade, di fantasmi sado-masochisti. Anche la Kristeva ha finito con l’essere ammaliata dal personaggio di DG, infatti invita il lettore a non mettersi dal punto di vista della vittima, cioè un punto di vista moralista. Però neppure sembra rendersi conto della grave patologia di cui soffre DG, che pure delinea chiaramente, quando ammette che non ha un IO. Sostiene la sua molteplicità come si trattasse di una polifonia. Ma pare chiaro che quando non c’è l’IO e manca l’interiorità siamo nel campo della follia. Quindi non tanto del godimento e della musicalità dovremmo disquisire, quanto della tragedia e del dolore che fatalmente coglie le persone che entrano in contatto col folle. Il dongiovannismo non è un’arte, come sostiene la Kristeva, ma una grave patologia. L’equivoco nasce dal fatto che artisti sono stati i disegnatori del personaggio letterario. Dal punto di vista morale e metafisico, che è comunque importante e costituisce la chiave di lettura più profonda, DG è una figura demoniaca, l’ingannatore, il cui scopo è quello di portare confusione e smarrimento nei percorsi degli esseri umani. Soprattutto allontanarli dalla peculiare esperienza dell’amore, che rappresenta la loro autentica vocazione, il loro destino. La considerazione della donna da parte del DG è che sia staccata da ogni bellezza trascendente, senza misteri e non suscitatrice di stupori, ciò significa che è solo un oggetto da buttare dopo averlo usato. In questo è anch’essa come il suo seduttore, annunciatrice di quell’aspetto del modello culturale della postmodernità dove il valore della donna è misurato in funzione della prontezza degli orgasmi e all’omologazione della persona alle caratteristiche anatomiche degli oggetti di culto sessuali del momento. DG è interessato a togliere l’onore femminile, vale a dire togliere alla donna la percezione di sé come una persona degna di onorabilità, detentrice di propri sentimenti e personalità. L’onore è inoltre legato all’esperienza dello stupore di fronte alla vita in generale, in particolare di fronte all’esperienza dei corpi viventi. DG tende a forzare, spezzare frammentare portando all’annichilimento della relazione. Quando riesce a togliere il valore alla femminilità, togliendole onore, quello è il suo momento del massimo godimento. Il mondo di DG è quello del piacere istantaneo, preso, consumato e dimenticato. L’opposto dell’etica maschile affermata dagli altri uomini nelle narrazioni di DG (il padre, il commendatore, il re). Ed appunto l’esatto opposto del modello d’amore europeo, fondato su quello provenzale, che confidava nell’unione tra uomo e donna come possibilità, per entrambi, di raggiungere il proprio centro spirituale e psicologico e da questa salda base di potersi aprire all’altro, al “prossimo”. (questo vale anche per il tantrismo orientale) Quel che conta per DG è il suo orgasmo, che segna lo svanire del desiderio e la fine della storia (ammesso che storia ci fosse). Non c’è contemplazione di una nudità trasfigurata, posticipazione delle pulsioni, visione dell’amore come capace di trarre dall’uomo le sue migliori energie, ma solo consumazione nell’oscurità ed in seguito registrazione numerica volta alla semplice statistica. ( non si esclude che anche il vantarsene successivamente sia parte dello scopo). DG è artistico, è un feticista del calcolo assai più che delle donne. I rapporti di DG con gli altri uomini sono dettati dall’opportunismo, con loro sa essere seduttivo e lusinghiero come con le donne. Ma quando non è costretto a sedurre gli uomini per ingannarli DG si oppone con tutta la forza di cui è capace al loro mondo. Non si pente, tenta di indurre anche loro al peccato ed alla bestemmia, se gli pare utile li uccide. DG è impermeabile ad ogni comunicazione. Nell’autismo che lo caratterizza, DG, così come non incontra le donne che aggiunge alla sua lista, non incontra neppure il padre. Il suo sguardo è troppo centrato su se stesso, la sua visione troppo superficiale per potere incontrare davvero il suo simile, l’uomo, e il diverso, la donna, gli interlocutori che la vita gli pone davanti per saggiare il suo valore, per farlo crescere. DG non vuole crescere, né vedere l’altro, vuole solo godere. Istante per istante, senza unirlo al momento successivo, dove rischierebbe forse di amare. Di incontrare l’altro. E quindi, forse, di vedere il mondo. Si tratterebbe di uscire dall’atteggiamento di aggressività orale divorante (abbuffata artistica di fagiano, altra preda, di DG), per assumere una posizione riflessiva che ci consenta di rivedere la nostra vita e provare dolore per la violenza verso glia altri in essa presente. Solo così diventiamo davvero umani e quindi in grado di avere una relazione con il divino. Ma DG non si pente e non cambia vita, prima ancora che per la sua empietà, perché non può cambiare. E proprio perché non ha accesso alla trasformazione ed al cambiamento, alla fine sarà divorato dal diavolo. Il DG moderno che dichiara di avere un matrimonio felice e tuttavia di dovere sedurre altre donne, meglio se sposate, e di sentirsi gratificato pienamente dalla conquista non si rende conto che il problema è la mancanza di un buon rapporto col genere maschile. Il seduttore pensa di agire in funzione delle donne, che vuole conquistare, in realtà la sua è una forsennata competizione con gli uomini, che vuole battere. Non si può escludere che il rapporto conflittuale col padre non sia ancora stato superato, per qualche ragione è possibile che non si sia sentito all’altezza del padre ed abbia preferito smitizzarlo, sbeffeggiandolo…facendolo cornuto. Non è neppure impossibile che sia ancora in atto un complesso edipico e che il maschile paterno sia visto come conflittuale all’amore materno che si vorrebbe esclusivo. Il DG ha fame di sesso, ed anche di accoglienza e di gratificazione, dove però chi sia quella che lo sfama conta ben poco, preso dall’avidità di godere non riesce ad interessarsi a lei. Qualsiasi sia la relazione con la madre il DG è ancora psicologicamente nel suo mondo: quello dell’appagamento del bisogno. Passare dall’identità infantile predatoria ad un’identità maschile adulta è una vicenda assai complessa che implica iniziazione al mondo maschile, alle sue regole ed ai suoi valori. |