Un cocktail esplosivo di scuola di droga e violenza. di Antonio Perugini, Procuratore Pubblico del Ticino (CH) da “Il Giornale del Popolo”, 13 giugno 2007, www.gdp.ch
Si stanno moltiplicando le invocazioni d’aiuto da parte di sedi scolastiche (l’ultima in ordine di tempo la scuola media di Bellinzona) per i casi di allievi ormai ingestibili a seguito di atti di violenza, di bullismo, di vandalismo e di erotismo sfrenato. Dal resto della Svizzera non passa settimana senza la notizia di episodi uno più scabroso ed orrendo dell’altro (con o senza telefonino), ad opera di minorenni e commessi nella cerchia scolastica. All’estero non si è da meno e in Italia il Governo avrebbe addirittura intenzione di far intervenire i NAS (nuclei anti-droga) nelle sedi scolastiche per combattere lo spaccio e il consumo di droga, con tanto di perquisizione di zainetti e WC. In Ticino si moltiplicano, accanto ai progetti "Visione giovani" e quello pilota del DECS, le richieste di una più marcata presenza della polizia nelle vicinanze o addirittura all’interno delle sedi scolastiche. Ma cosa sta succedendo alla nostra gioventù? V’è forse stato un mutamento genetico in senso lombrosiano per produrre tanta insofferenza e delinquenza precoce? Di fronte a tante sconvolgenti notizie di cronaca si sprecano i giudizi e le interpretazioni socio-psico-pedagogico-culturali che mettono a turno sul banco degli imputati l’una o l’altra componente della società (la scuola, la famiglia, l’educazione carente, il consumismo dilagante, ecc.). Ma non è che la causa, fra le tante, di tutto ciò è più semplice di quanto si pensi? Spesso ciò che si vuole complesso è più elementare di quanto non possa sembrare. Basta osservare la realtà, scevri da pregiudizi e da preconcetti ideologici. Non nego certo che le cause di tanto disagio giovanile siano molteplici. Una tuttavia mi pare essere ancora piuttosto trascurata, volutamente o per semplice ignoranza: cioè il consumo di droga e di cannabis in particolare! Prendo spunto dall’ultimo libro di Claudio Risé (Cannabis, Come perdere la testa e a volte la vita, San Paolo Ed., 2007) per sottolineare un aspetto finora trascurato e che ha effetti devastanti sulla società odierna e su quella di domani. L’acuta analisi dell’autore del libro, basata su vari studi scientifici di livello internazionale, trova infatti riscontro pratico e statistico anche nella nostra piccola realtà, fatta di un incremento vistoso dei casi di: – violenza gratuita e sconsiderata a danno di persone ad opera di tossicomani vari, tanto da indurre le potenziali vittime ( fra le più a rischio: donne, anziani, giovani inermi, ecc.) a scegliere tragitti alternativi e ad orari diurni, ad evitare taluni percorsi (i parchi e le stazioni FFS delle città, in primis) e a munirsi di qualche espediente di legittima difesa (spray al pepe, ecc.). Basta leggere la recente cronaca giudiziaria per avere un variegato e preoccupante ventaglio delle situazioni a rischio;
– riduzione delle capacità cognitive, di memoria e psicomotorie, disturbi psichiatrici quali schizofrenia, depressione e ansietà con conseguente invalidizzazione precoce per abituali consumatori di droga che generalmente hanno iniziato con la cannabis e continuato poi con altro;
– bullismo, vandalismo, esibizionismo, erotismo e ingestibilità scolastica di singoli individui che però turbano e compromettono la gestione ordinaria di intere sedi scolastiche, pesando talvolta sulle finanze pubbliche come casi assistenziali e di emarginazione sociale.
Il tutto, spesso e volentieri legato al consumo di droghe ed in particolare di cannabis al 15-20% di THC come ormai il mercato attuale fornisce, a fronte di spinelli al 2-3% di THC dell’era anarchico-romantica dei "figli dei fiori" che altra non è se non quella rappresentata da una parte dei genitori (o nonni) di oggi. L’aumento del consumo di cannabis (e di altre droghe) che va di pari passo con l’aumento della violenza nella società, è ormai un dato scientificamente documentato (cfr. Risé, cit., pag. 72 segg). Forse con qualche messaggio equivoco in meno da parte dei politici sul tema delle droghe in generale e della cannabis in particolare e con un tabù in meno di certa parte della classe insegnante nel condannare pedagogicamente ed esemplarmente (e non solo con il "Schulpolizist") qualsiasi sballante consumo, probabilmente avremmo meno violenza e meno casi problematici sia nella scuola sia nella società. Forse i tempi non sono ancora maturi per liberarci da certi fantasmi ideologici che ci accompagnano dal ’68 in poi. Il detto del "mens sana in corpore sano"dovrebbe valere non solo per il fumo (di tabacco), per i grassi alimentari e per le diete ipocaloriche. E’ caduto il primo tabù della polizia a vegliare la scuola (ai miei tempi bastava solo nominarla per provocare scioperi e occupazioni di aule!). Chissà se è maturo il tempo anche per abbattere il secondo: cioè che lo spinello di oggi non è più una droga leggera poiché sta minando il futuro della società e le sue risorse umane, professionali e finanziarie?