Le psicodroghe. dalla rubrica Salute di Lia Damascelli (“Io Donna”, allegato al “Corriere della Sera” del 9/06/07)

Si può morire per aver “fumato”? Il caso del quindicenne milanese dice di sì. Perché lo spinello è diventato pesante e circolano mix di hashish, cocaina e anfetamine. Un esperto spiega i pericoli e le conseguenze.

Amfetamine, cannabinoidi, cocaina e tante molecole sintetiche che hanno effetti euforizzanti, rilassanti, allucinogeni. I rischi? Non tanto quello di morire per “overdose” come nel caso dell’eroina, ma questo non significa che fumo, inalanti e pastiglie siano meno pericolosi. Il caso del ragazzo di 15 anni morto in classe lo scorso 16 maggio dopo aver fumato “crack” – una miscela di coca e altre sostanze – ne è la tragica riprova. Non sempre, per fortuna, le conseguenze dell’uso di stupefacenti è così “estremo”. I loro effetti però non sono solo quelli che si possono misurare nell’immediato. Un uso cronico di queste sostanze, ha conseguenze che si misurano soprattutto nel tempo. Come sottolinea Claudio Risé nel libro Cannabis – come perdere la testa, e a volte la vita appena pubblicato dalle edizioni San Paolo, l’aumento del consumo di cannabinoidi è connesso all’aumento di casi di psicosi: secondo dati americani del 2006 – riferisce Risè - circa il 12 per cento delle persone che fanno un uso cronico di hashish e suoi derivati presenta una malattia mentale seria. Per approfondire la questione abbiamo sentito Riccardo Gatti, direttore Dipartimento dipendenze della Asl di Milano.

Che caratteristiche ha oggi il consumo di droga?

Negli ultimi 10-15 anni si è verificato un profondo cambiamento culturale: una volta fare uso di droghe era un comportamento trasgressivo, riservato solo a una parte della popolazione giovanile. Oggi è un’abitudine che rientra in uno stile di vita diffuso: esattamente come ci si veste in un certo modo, si frequentano certi locali, si hanno determinati gusti e amicizie, così si prendono certe sostanze. In questo momento fare uso di “additivi” è socialmente accettato, non ha più nulla a che fare con il rifiuto dei modelli sociali dominanti, anzi è esattamente l’opposto: è diventato un consumo “normale”.

Quali sono le sostanze più diffuse, e qual è il loro grado di tossicità?

Sul “mercato” si trova di tutto: dai derivati dell’hashish, alla coca, alle metamfetamine, ad alcuni farmaci e a sostanze sintetiche che possono contenere i più disparati principi attivi. I loro effetti sull’organismo sono di diverso tipo ma non è corretto stabilire una sorta di “graduatoria” per quanto riguarda la loro tossicità: tutte indistintamente hanno effetti psico-fisici negativi. Si va da disturbi cardio-circolatori, a problemi respiratori. Ma poi ci sono le conseguenze dovute al fatto che queste sostanze alterano lo stato mentale e fisico e che possono facilmente essere all’origine di traumi, incidenti stradali, atti di aggressività incontrollata. Se poi si fanno dei mix di diversi prodotti (alcol compreso) – come si usa fare – le conseguenze non sono prevedibili, soprattutto nei giovani in cui il cervello è in formazione.

Quali sono gli effetti sul sistema nervoso centrale?

Tutte le droghe influiscono sui sottili equilibri che regolano il funzionamento dei nostri neuroni. Questo significa che si può produrre un’alterazione anche grave dello stato mentale. Si possono così generare psicosi, stati di ansia, depressione, alterazioni dei ritmi di sonno e veglia, crisi epilettiche. E sotto questo profilo non esistono droghe “leggere”. In Italia è ancora molto diffusa la convinzione che l’hashish e i suoi derivati siano pressoché innocui, che non diano dipendenza e non creino danni permanenti ma non è così anche perché oggi, sempre più, le droghe “pesanti” sono diventate più “leggere” e viceversa.

Cosa significa, ci spieghi meglio…

E’ tutta una questione di marketing: per rendere il consumo di stupefacenti più accettabile socialmente si sono alleggerite, tagliandole, droghe come la coca che una volta erano più concentrate. Di pari passo però si sono aumentate le concentrazioni dei principi attivi di sostanze – come i cannabinoidi – che una volta erano molto più leggeri. Secondo l’osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze infatti le concentrazioni medie di Thc – il principio attivo della cannabis – è passato dall’ 1 - 6 per cento degli anni ’60 a un 2 - 16 per cento di oggi.