Intervista a RadioVaticana.
29 maggio 2007
Cannabis: un problema sottovalutato nell’opinione pubblica
Alla questione del crescente uso delle droghe leggere il prof. Claudio Risé, psicanalista, ha appena dedicato un libro, intitolato "Cannabis, come perdere la testa e a volte la vita", pubblicato dalle Edizioni San Paolo. Al microfono di Fabio Colagrande, il prof. Risè parla del grado di coscienza presente oggi nell'opinione pubblica rispetto a questo problema:
Risé - Un problema gravemente sottovalutato, non solo per la sua diffusione ma per le conseguenze che la cannabis ha sul corpo e sulla psiche, sulla mente delle persone: conseguenze che, negli ultimi dieci anni, sono state ampiamente dimostrate dalle neuroscienze, dagli sviluppi della psichiatria e soprattutto dall'enorme casistica-clinica prodotte nel mondo dalla continua diffusione della cannabis. L’Italia è rimasta completamente tagliata fuori da questo movimento che ha coinvolto tutto l’Occidente e da noi si continua a pensare alla cannabis come una droga leggera, cosa che l’Istituto superiore della Sanità ha smentito con un pubblico documento firmato dai maggiori scienziati fin dal 2003.
D. - Perché in Italia c’è la convinzione che lo "spinello", la cannabis siano innocui?
Risé - Direi, intanto, perché è mancata l’informazione, quella stessa informazione che io presento nel mio libro e che è stata pubblicata in ricerche, atti pubblici. Pensiamo solo che in America, il New York Times ha pubblicato già anni fa un opuscolo di 60 pagine sui danni della cannabis e distribuito a tutti gli insegnanti dello stato di New York. In Italia, non è stato fatto nulla del genere e questo è molto grave e quindi si continua a ragionare sui luoghi comuni della cannabis diffusi negli anni ’60.
D. - Permane il suo carattere di veicolo iniziatico ad altre sostanze stupefacenti?
Risé - Assolutamente. Si passa molto spesso, come si è sempre passati, dalla cannabis ad altre droghe. Adesso, poi, c’è questa abitudine di “mixare” le droghe facendo dei miscugli di amfetamine, cocaina... Ma si parte sempre dalla cannabis, perché in qualche modo abitua più facilmente, anche con minor costo, alla cultura dello "sballo", all’abitudine di creare uno stato di coscienza alterata che dà un’impressione diminuita della difficoltà del reale: soprattutto, illude di poter non confrontarsi con la realtà, con le sue durezze e gli sforzi che ci chiede.
D. - Professor Risé, cosa pensa della proposta del ministro della salute Turco: ispezione dei NAS nelle scuole di tutta Italia?
Risé - Da una parte, mi colpisce anche favorevolmente perché dimostra che il ministro che pochi mesi fa aveva emanato un decreto di legge per aumentare la dose minima consentita della cannabis, mi sembra averci ripensato. Naturalmente non dobbiamo aspettarci una soluzione globale del problema da misure poliziesche. Tuttavia, proprio perché sono mancate grandi campagne pubbliche, politiche, di informazione collettiva, come è stato fatto invece negli altri Paesi, ed è mancata una politica scolastica contro queste droghe leggere - oggi la scuola è un luogo di spaccio ed è un luogo di consumo molto frequente, uno su tre degli studenti assume hashish e quando lo assume prima dei 15 anni, purtroppo il rischio psicosi sono molto più alti - bisogna allora senz’altro intervenire anche nel monitoraggio.