Droga/ Se la cannabis non è più un semplice sballo. Un libro spiega perché Da Affari Italiani, il quotidiano on line, 19.05.2007 di Antonino D'Anna

La canna? È droga e fa male. Tanto. Alla salute ed alla psiche. E il problema è che se ne parla sempre meno, tra l’indifferenza dei media e il compiacimento ideologico di chi la vede come uno strumento di evasione. È questo il cuore del problema evidenziato da Claudio Risé nel suo Cannabis - Come perdere la testa e a volte la vita (Edizioni San Paolo, 214 pagine € 12,50). L’autore, psicoanalista e membro del comitato scientifico della Fondazione Liberal, non ha peli sulla lingua: “La cannabis crea degli invalidi, psichici e fisici. – scrive senza mezzi termini. - Tacerne gli effetti, noti da anni in tutto il mondo, è da irresponsabili, o da complici. Noi non lo siamo.”, aggiunge, chiarendo dunque il suo punto di vista. Che non è affatto ideologico e si basa su dati seri, reali.

Il fenomeno della diffusione della cannabis (marijuana, hashish e olio di hashish) nel nostro Paese è infatti in costante aumento (cfr. Relazioni annuali al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (1999-2005): ne aumentano la domanda e il consumo, l’esposizione all’offerta, il mercato illegale, il carattere di veicolo iniziatico ad altre sostanze stupefacenti, il suo utilizzo massiccio nell’uso combinato con queste ultime, il suo riscontro nelle segnalazioni alle prefetture per uso e possesso di sostanze stupefacenti, la presenza di minori assuntori di cannabis negli ambienti di detenzione. Il libro espone la fotografia della situazione del consumo italiana, esamina il fenomeno e le sue caratteristiche dal punto di vista della dipendenza, propone un percorso per il “non uso” e una lunga serie di testimonianze cruciali. In particolare, ricorda Risé, la scienza si è accorta della pericolosità della cannabis “soprattutto da quando, sbollita l’euforia ideologica degli anni ’70, nei quali cercare i danni della cannabis voleva dire svelare un tabù difeso da tutti, dal ministro al direttore d’istituto, si è cominciato a constatare gli effetti della diffusione di massa della ‘droga leggera’.”.

Ed offre al lettore una testimonianza eloquente, quella del professor Giovanni Cassano, dell’Università di Pisa. Noto psichiatra, è stato chiaro: “Noi registriamo un abbassamento progressivo e drammatico dell’età media dei nostri pazienti psichiatrici. Qualche anno fa avevamo i reparti pieni di vecchi. Oggi si moltiplicano i ricoverati nella fascia fra i 18 e i 35 anni, con sintomi psicotici gravi”. E il fenomeno è “addebitabile all’abuso di sostanze stupefacenti diffuso tra i ragazzi: di ecstasy e marijuana” Questa droga “agisce sulle stesse strutture del cervello interessate dalla cocaina e dalla morfina, e costituisce un gradino, sia per l’assunzione delle droghe “pesanti”, sia come attivatore di patologie psichiatriche […] di tipo paranoide […] o crisi di depersonalizzazione”. Fino al consumo abituale, in cui – avverte il clinico - “può cadere in quello stato che gli studiosi americani definiscono “avolitional”, “avolitivo”. È una situazione di compromissione grave della volontà e della affettività, un appiattimento assoluto della persona”. Ancora sicuri di voler fare solo un tiro?